I grandi personaggi della ristorazione: Marie-Antoine Carême

Marie-Antoine Carême (1783-1833) sta alla cucina come César Ritz sta all’arte dell’ospitalità.
Ciò che li accomuna è senz’altro il fatto di essere stati autori di una grande rivoluzione all’interno del loro ambito lavorativo ma anche il soprannome che è stato loro affibbiato: come Ritz era noto come “re degli albergatori e albergatore dei re”, così Carême venne presto nominato il “cuoco dei re e il re dei cuochi”.
Sebbene gran parte della sua vita sia trascorsa a contatto con l’alta società e in ambienti di lusso, le origini di Carême sono molto umili. Ultimo di quindici figli, all’età di otto anni viene abbandonato dal padre, operaio squattrinato incapace di provvedere a tutta la famiglia. Questa circostanza drammatica si rivelerà in realtà una grande occasione per Marie-Antoine: accolto da un oste proprietario di una squallida bettola, avrà modo di familiarizzare fin da piccolo con il mondo della gastronomia e apprendere le sue prime lezioni di cucina. A quindici anni viene assunto come apprendista da Bailly, uno dei migliori pasticcieri di Parigi. Il suo destino è segnato e da quel momento in poi la sua carriera come cuoco e pasticciere è tutta in discesa, complici le doti naturali e la spiccata curiosità.
Secondo molti, Marie-Antoine Carême può essere considerato il fondatore della haute cuisine e sarebbe stato il primo nella storia a essere insignito dell’appellativo di chef. Certo è che Carême fece della cucina una vera e propria arte, per la prima volta regolata e codificata come fosse una sorta di scienza. Stabilendo per ogni ricetta i tempi di cottura e le quantità precise, Antonin (così veniva soprannominato) dà il via alla cucina moderna.
La fama di Carême è dovuta soprattutto alle sue indiscusse capacità di pasticciere, è nella creazione dei dolci che il giovane Marie-Antoine dà il meglio di sé, coniugando la sua abilità in cucina con una spiccata creatività. D’altra parte Carême ama moltissimo disegnare e, grazie alla sua straordinaria manualità, riesce a realizzare delle magnifiche torte e stupefacenti centrotavola, elaborati e dall’architettura complessa, tanto da lasciare sbalorditi anche nobili e ricchi signori e da attirare fin da subito richieste e ordini prestigiosi.
Come César Ritz aveva colto la necessità di creare degli hotel di lusso capaci di accontentare la nobiltà e l’alta borghesia, allo stesso modo Carême aveva capito che lo stesso lusso e la stessa scenografia sfarzosa dovessero prendere posto sulle tavole dei grandi personaggi dell’epoca.
La cura di Carême nella realizzazione delle torte è maniacale, il giovane parigino passa infatti le sue notti a disegnare, a fare calcoli complicati e a studiare le opere dei grandi architetti della classicità, che ha modo di osservare frequentando assiduamente il cabinet des estampes della biblioteca nazionale, dove, tra l’altro, impara da solo a leggere e scrivere. Antoine si convince presto che tra architettura e pasticceria non ci sia in realtà una grande differenza, anzi arriva a considerare la seconda un ramo, una specializzazione della prima. È proprio in questo campo che Carême lascia un segno indelebile nella storia della cucina, la sua attenzione per la decorazione monumentale e la presentazione scenografica dei piatti farà scuola.
Tra le invenzioni che vengono attribuite a Carême ci sarebbero i vol-au-vent, le meringhe e svariate salse di accompagnamento. Queste ultime rappresentano una piccola rivoluzione, sono infatti particolarmente leggere e delicate, pensate per esaltare il gusto delle pietanze, a differenza di quelle usate fino a quel momento, di derivazione medievale, che avevano lo scopo di coprire con un forte sapore la qualità scadente degli alimenti utilizzati.
Carême nel corso degli anni prende servizio come cuoco presso i grandi e potenti signori dell’epoca, che letteralmente se lo contendono: prima Monsieur de Lavalette, poi il principe di Tayllerand, infine il principe reggente d’Inghilterra, futuro re Giorgio IV. Successivamente Carême si trasferisce a San Pietroburgo presso la corte dello zar Alessandro I, e poi si ferma per qualche anno dai Rothschild, accrescendo a dismisura la sua fama.
Oltre che cuoco e pasticciere, Carême è stato anche un fine gastronomo, dedicò una buona parte del suo tempo a scrivere delle opere che ancora oggi possono essere considerate fondamentali per comprendere l’evoluzione della cucina. Aveva talmente a cuore i suoi studi che si dice che abbia speso gli ultimi istanti della sua vita a dettare alla figlia degli appunti. Due sono le opere principali di Carême: Il maître francese o un parallelo tra la cucina antica e quella moderna e Il pasticcere parigino del re, entrambe corredate da molte immagini, realizzate e curate dallo stesso autore.
Possiamo infine considerare Carême un designer ante-litteram, si dedicò infatti anche a disegnare alcuni utensili di cucina, come tegami, tortiere, stampini per dolci e il tradizionale berretto da cuoco, la toque a forma di fungo che sostituirà il semplice copricapo di cotone fino a quel momento utilizzato.

10 tipi di museo dedicati a cucina e gastronomia

Il cibo e la cucina sono stati sdoganati già da tempo. Non più considerati mera necessità ma assurti ormai a espressioni della cultura a tutti gli effetti, sono diventati oggetto di riflessioni e trattati, andando ad occupare spazi  che fino a qualche tempo fa erano riservati esclusivamente a materie più alte e intellettuali. Così si è iniziato a parlare di cibo, di ricette, di storia della cucina sui giornali, sui libri, al cinema e in televisione, finché l’ enogastronomia non ha fatto il suo ingresso nei luoghi deputati alla cultura per antonomasia, i musei. Qui ne presentiamo dieci, dieci strutture di tutto il mondo interamente dedicate al cibo e all’arte della cucina in tutti i suoi aspetti, anche quelli più pratici.

  • Il museo del gusto

Il museo del gusto di Frossasco, in provincia di Torino, compie quest’anno dieci anni di vita e di attività. Si tratta di un luogo dedicato alla scoperta dei prodotti tipici del territorio, alla valorizzazione delle tradizioni culinarie locali e alla storia dell’alimentazione. All’ interno del museo, che organizza spesso laboratori didattici per educare e sensibilizzare bambini e ragazzi al tema del gusto, c’è anche una vera e propria  Scuola di Cucina.

  • Museo delle pentole nella storia

Fondato nel 1984 a Rozzano (MI), quando ancora l’interesse per il mondo eno-gastronomico non era così diffuso, questo museo ospita una collezione di tutti gli oggetti utilizzati per la cottura dei cibi, mostrandone l’evoluzione storica. Tra i reperti più interessanti c’è la prima pentola a pressione, del 1930 e utensili provenienti dalle corti del periodo rinascimentale.

  • Museo del vino e del cavatappi

Tappa obbligata per sommelier e appassionati, questa struttura è interamente dedicata al nettare degli dei. Articolato in tre sezioni, il museo permette di esplorare e conoscere da vicino tutte le tappe della produzione vinicola, dalla coltura della vite all’elaborazione e imbottigliamento del vino. Moltissimi sono gli strumenti e gli utensili conservati, e tra essi spicca la collezione dei cavatappi, una delle più ricche e vaste del mondo.

  • Museo dell’arte e della tecnologia confettiera

Questo museo non poteva che trovarsi a Sulmona, la città che da secoli rifornisce il mondo intero di confetti. La struttura occupa una parte della fabbrica Pelino che è stata allestita per ospitare un’esposizione di macchinari antichi, utensili e oggetti che raccontano la produzione dei dolciumi. Tra le testimonianze più interessanti ci sono i brevetti registrati dalla fabbrica Pelino, alcuni diplomi e un intero laboratorio del Settecento ricostruito fedelmente.

  • Museo birra Peroni

Questo museo è interamente dedicato alla nota birra italiana, fondato nel 2001, si trova a Roma, all’interno dello stabilimento Peroni. Nella struttura è possibile ripercorrere la storia del marchio nato nel 1846 (insieme a quello della Nastro Azzurro), attraverso un percorso scandito da foto, filmati, vecchi macchinari, locandine e campagne pubblicitarie. Il museo è affiancato dall’archivio storico, che ospita ben “500 metri lineari di documentazione in faldoni e registri”.

  • Museo della liquirizia “Giorgio Amarelli”

Singolare e interessante museo, dedicato a un prodotto di cui molti sono ghiotti. La struttura, che si trova in Calabria, a Rossano, ripercorre la storia imprenditoriale della famiglia Amarelli che dal 1731 produce liquirizia, estraendola dalla pianta che cresce spontaneamente sul litorale ionico. Nel museo sono esposti macchinari e attrezzi utilizzati nel corso di tre secoli nella lavorazione e produzione di liquirizia, ma anche etichette e confezioni d’epoca, abiti di lavoro, incisioni e documenti. La struttura ha ricevuto nel 2001 il “Premio Gugghenheim Impresa & Cultura” e nel 2004 le è stato dedicato un francobollo di Poste Italiane della serie “Il Patrimonio artistico e culturale italiano”.

  • Le musée gourmand du Chocolat – Choco-Story

Il museo del cioccolato di Parigi nasce per l’iniziativa privata della famiglia Van Belle, già promotrice dell’apertura di altre due strutture dedicate a questa prelibatezza a Bruges e a Praga. La struttura è organizzata in tre parti: nelle prime due sezioni si ripercorrono i quattromila anni di storia del cioccolato e del cacao, la terza invece lascia spazio a un minicorso sulla produzione del cioccolato, con annessa dimostrazione e degustazione.

  • Frietmuseum

Si tratta dell’unico museo al mondo consacrato alle patatine fritte, di cui la città belga di Bruges rivendica la paternità. Aperto nel 2008, il museo ha sede in uno degli edifici più belli della città e testimonia la storia delle patate, della loro trasformazione in “frites” e anche delle relative salse in abbinamento. Tappa obbligata del tour didattico offerto dal museo, la degustazione di patatine nell’affascinante cornice delle cantine medievali dell’edificio. Anche questo museo è nato per iniziativa della famiglia Van Belle.

  • Spicy’s Gewürzmuseum

Fondato nel 1993 ad Amburgo, nel famoso quartiere dei magazzini, si tratta dell’unico museo al mondo interamente dedicato alle spezie. All’interno dell’esposizione è possibile vedere più di cinquanta spezie diverse, di cui si può assaporare il gusto e l’odore. La mostra permette di conoscere la provenienza di ogni spezia, nonché le modalità con cui viene coltivata, lavorata e trasformata fino ad essere pronta per l’utilizzo. Vi si trovano anche ricostruzioni di antiche botteghe e varie attrezzature.

  • Musée des arts de la table

Museo per curiosi ma soprattutto per chi ha a che fare con la cucina e i ristoranti per professione. A Belleperche, in Francia, la struttura testimonia l’evoluzione degli oggetti utilizzati per il consumo di bevande e cibi dal Medioevo fino ai giorni nostri. Piatti, bicchieri, posate e accessori di vario tipo, tra cui un’intera collezione di oggetti per il servizio del tè di origine cinese. Una parte dell’esposizione è riservata alla mise en place, alla sua evoluzione nel corso dei secoli, con esempi di tavoli apparecchiati secondo le mode e  i dettami dei vari periodi storici.